La crisi delle vocazioni mette a rischio il futuro delle birre trappiste

Tra qualche anno le birre trappiste potrebbero diventare un prodotto molto raro e ricercato, perché man mano che gli anni passano, se ne producono sempre meno.

Il problema non è la ricetta, che in realtà non è segreta e chiunque possieda un birrificio – o chiunque si destreggi con l’homebrewing – potrebbe produrla. Il punto focale sta nel fatto che non può definirsi trappista una birra non prodotta da monaci, anche se chi la realizza segue pedissequamente la ricetta e le istruzioni.

Non è un segreto che ormai nelle abbazie dove viene prodotta la birra trappista si impieghino anche operai e mastri birrai laici, sarebbe impossibile altrimenti riuscire a mantenere attiva la produzione, ma affinché la birra si possa definire un “Autentico Prodotto Trappista” questa deve essere non solo prodotta all’interno di una abbazia, ma anche sotto la supervisione di monaci o di suore, e i profitti devono essere destinati al mantenimento della comunità religiosa, dell’Ordine dei Monaci Trappisti o di associazioni di beneficenza.

Il problema è quindi la sempre più scarsa vocazione, che ovviamente riduce drasticamente il numero di persone disposte a vivere una vita monastica. Essendo le birre trappiste una specialità belga, questo problema si riscontra principalmente in Belgio, ma non solo. Il Priore dell’Abbazia di Westmalle, ha evidenziato come la vita religiosa non venga più considerata significativa e che non ci siano abbastanza motivazioni per intraprendere il percorso per diventare monaco. Quindi, si stima che fra 10 o 20 anni non ci sarà più modo di proseguire con la produzione di birra trappista, almeno nella versione che conosciamo noi oggi, ovvero con l’etichetta ufficiale di “birra trappista”. Davvero un peccato.

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