Fruit Beer italiane: le principali birre

In Italia l’arte della birra continua a creare risultati sempre nuovo e i maestri birrai mostrano grande attenzione per le Fruit Beer. Molti birrifici si confrontano da tempo con l’uso della frutta per la produzione di birra e la biodiversità italiana dà grande spazio a questa tendenza. Pensiamo alle Italian Grape Ale o alle birre a base di castagne. Il risultato è una birra dalle fermentazioni selvatiche e acetiche, anche se la maggior parte delle ricette prende spunto dalle Blond Ale e da altre birre belga a fermentazione spontanea.
Sul mercato non mancano le Fruit Beer che si ispirano alle IPA nord americane non solo nel luppolo, ma anche nelle sensazioni che il frutto si porta dietro. Il risultato è una birra unica e a seconda del frutto scelto ogni birra ha caratteristiche a sé.

Fruit Beer italiane: le principali
Non si può parlare di birre alla frutta italiane senza citare la Scires e la Cassissona di Birrificio Italiano. La Scires nasce nel 1999 e dal 2005 viene esportata in tutto il mondo, con un bel successo sul mercato americano. Solo successivamente ha conquistato i palati italiani, che hanno iniziato ad apprezzarla. La Scires nasce dalla Prima che viene messa in barrique con l’aggiunta di ciliegie di Vignola. La lavorazione prevede la fermentazione con questo frutto e poi la trasposizione in barrique dove matura a lungo.
Negli anni 2000 nasce invece la Cassissona, diversa ma con bacche di ribes nero aggiunte in un tino in acciaio durante la fermentazione primaria. Al termine la birra viene confezionata e rifermentata in bottiglia. Birra Montegioco è sicuramente uno dei precursori italiani delle Fruit Beer con il suo birrificio legato al territorio. La birra più apprezzata è la Runa, una Belgian Blond Ale a cui la frutta è aggiunta in purea alla birra appena fermentata e resta diverse settimane in quella in maturazione, fino al confezionamento finale.

Si tratta di una Fruit Beer a base di pesche di Volpedo, lavate e denocciolate, scaldate e trasformate in composta da aggiungere alla Runa durante la fermentazione primaria. Dopo inizia il confezionamento con filtrazione grossolana per togliere i residui di frutta. Di anno in anno la birra è più profumata, dolce o aspra. Tra le tante birre alla frutta ci sono anche la Garbagnina, la Bella Garbagna e la Majuster con fragole di Tortona. Infine, non si può non citare la Draco, di ispirazione britannica più che belga con purea di mirtilli di montagna che provengono dal cuneese.

La LoverBeer: un’eccellenza tra le Fruit Beer
Altro maestro birraio nel campo delle Fruit Beer è Valter Loverier, che basa la filosofia brassicola del suo birrificio LoverBeer sul rispetto del tempo e della natura. Non a caso la frutta è scelta tra antiche e rare qualità e arriva in birrificio con pochi interventi di lavorazione. Possiamo dire che la LoverBeer è la birra di chi non usa la frutta, ma la lavora dato che la fermentazione deve portare sempre nuovi aromi e sapori.
Alla birra base, che fermenta e matura 12 mesi in barrique, si aggiunge la frutta per un altro mese in cui la fermentazione riprende proprio grazie a zuccheri e lieviti di cui è ricca la frutta stessa.
In conclusione, la Fruit Beer è la birra che meglio rappresenta tutto l’estro e la creatività dei mastri birrai italiani, che usano con sapienza la frutta pe creare birre dall’aroma unico. La birra alla frutta è perfetta per essere consumata in estate con amici e famigliari al termine della giornata di lavoro o per accompagnare un pranzo o una cena.

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