Farmhouse Ale: la birra da fattoria dei contadini

La Farmhouse Ale è letteralmente la “birra di fattoria” e rientrano in questa categoria birre ispirate a quelle tradizionali di Belgio e Francia. Nella produzione attuale la birra Farmhouse Ale è inoculata con Brettanomyces affinati in botte o fermentati spontaneamente, che hanno lo scopo di dare un’aromaticità quasi selvaggia al naso e al palato.

Questa varietà di birra è altamente carbonata, asciutta e con alcolicità media. Al palato domina l’aroma di profumi fruttati, uniti ai sentori agrumati, speziati o floreali. Per questo la birra Farmhouse Ale è leggermente acidula e moderatamente amara e secca.

Birra, e sai cosa bevi!
“Birra, e sai cosa bevi!” era lo slogan di Renzo Arbore all’apice del successo nazional popolare per una campagna pubblicitaria mai realizzata in Italia e che doveva avvicinare gli italiani al consumo di birra accompagnato a pizze e panini. Tuttavia, non c’è niente di più falso quando si parla delle Farmhouse Ale.
Queste birre sono state associate erroneamente a due specialità regionali dell’Autrasia, ma rappresentano il volano per il successo e lo sviluppo europeo di questa bevanda. Non bastano le etichette di Saison e Bière de Garde a descrivere questo prodotto, uno dei più evoluti e diffusi della storia della birra nell’Europa continentale e nell’Eurasia.
Possiamo pensare alle birre Farmhouse Ale come al contraltare delle birre monastiche, che dal VI al XIV secolo mantenevano l’egemonia nel campo dell’evoluzione tecnologica della birra. Nascono nei monasteri le tecniche della lagerizzazione, la scoperta della bassa fermentazione e l’introduzione dei tini di rame, ma soprattutto la nascita di varietà che sono arrivate anche a noi come la Enkel, la Dubbel, la Triper e la Lager.

Farmhouse Ale: la birra della società agricola
Quella Medievale è una società principalmente agricola e la birrificazione rappresenta il miglior modo per conservare i cereali in caso di raccolti abbondanti e per salvare quelli troppo bagnati per diventare farina. Non esistevano, infatti, conservanti e frigoriferi e la birra rappresentava il pane liquido capace di dare al contadino la forza per lavorare nei campi.
In questo contesto storico nascono le Farmhouse Ale, birre da sussistenza adatte ad essere conservate e prodotte per non sprecare cereali e altri prodotti che la natura offriva alle famiglie contadine dell’Europa. Le uniche regole stilistiche sono l’antichità e la scelta della materia prima, basata su fattori quali la reperibilità e il basso costo.
Possiamo definire le Farmhouse Ale come le antesignane del moderno concetto di Birra Agricola, dato che nascono quasi casualmente da prodotti alimentari antichi. La birra Farmhouse Ale ha un tenore alcolico che varia dal 1,2% della Kvas all’8,5% della francese Bière del Garde. Il colore varia dal biondo al nero e i cereali usati per la produzione possono essere maltati, non maltati o affumicati. La fermentazione può essere alta, mista o spontanea e tradizionalmente avveniva in fienili o sottotetti con tini aperti.
Questa birra presenta somiglianze a seconda della zona geografica in cui viene prodotta: più si va a Nord più si ha l’uso della segale, dato che è il cereale che meglio resiste alle rigide condizioni climatiche. In questo caso la birra assume sentore di ginepro o conifere tipiche di quelle latitudini.

Dalla birra trappista e dei monaci alla birra dei contadini, la Farmhouse Ale rappresenta una vera evoluzione del mondo birraio Europeo. La produzione della birra si sposta dai monasteri alle fattorie e il risultato è una birra semplice, rustica e piacevole da bere. Ancora oggi la Farmhouse Ale si accompagna ai piatti della tradizione culinaria contadina: carne, formaggi e salumi e per la sua gradevolezza è apprezzata al pari delle birre più conosciute.

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